01_THE MAD FLIGHT_Pozzaglia Sabina
When a man arrived at the entrance of an abbey in the High Middle Ages, what could he feel?
It is difficult to reconstruct the mix of sensations and impressions he could have in front of the House of God: probably more fear than respect for the authority of the Magnificent, but also the warmth of salvation, after finding a safe place at the end of an exhausting journey. Something that our modern habits prevent us from even imagining. We certainly, and historically, know that during a period of general hardship, with depopulated and insecure cities, people were extremely vulnerable, so monasteries and abbeys represented safe havens with a great social function, as well as economic and cultural centres, far beyond their religious role.
Nevertheless, it is undeniable that the mystical sense, which still lives in us nowadays when we glimpse such buildings, was more than amplified in a person of the 12th century.

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The remains of the ancient Abbey of Santa Maria del Piano, as they have come down to the present time, are the result of a substantial reconstruction process dating back to the 1950s. The bell tower is the only part close to the original structure, even though it was more functionally tied to the Convent than to the Church itself. The bell tower, as it often happened, was also used for guarding and defending the abbey, when necessary, and that is why its entrance was not easy and only accessible from the upper levels.
The alternating periods of abandonment, following the premature cessation of monastic functions, left a building that was already heavily compromised by the early years of the 20th century, and due to no protection or safeguarding, it has lost much of its original structure over the last 100 years.
Nowadays very little remains of the original complex: the bell tower, the perimeter walls of the church, an adjacent hall with brick columns and an isolated wall wreck at the back of the bell tower. There are no roofs left, apart from the one covering the bell tower, which is damaged at its eastern corner.

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On one hand, the project aims at preserving the charm of the ruins from the moment one enters the small wood near the abbey until the discovery of the building. On the other hand, it intervenes inside the structure with alien and unpredictable elements.
The concept seeks to find a solution that renews the sense of wonder and amazement for the modern pilgrims, leading them to perceive that they are in a special place. The location of the building, in an exceptional natural context, makes the approach to the destination even more evocative.
Therefore, regardless of the new function as a meditation centre, the intent is to freeze the current state of the construction, adding some elements that are barely perceptible from the outside.

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The perfect place for meditation must be free from distractions. The ideal environment, therefore, has austere characteristics and minimal elements: a mat and a cushion to be placed on the floor. Some stackable seats allow the creation of other simple configurations, especially for theatrical performances, concerts, exhibitions, or other events.
The complete absence of colours, except those of natural materials linked to the landscape, imparts tranquillity and have a calming effect. The goal is to create a setting where the mind can be opened to the spaces of thought and even prayer. Moreover, since people of various faiths will meet here, no recognizable religious symbols are present.
Part of the structure is left uncovered for a meditation area only limited by the perimeter wall and open towards the sky. Since access is free and not necessarily coordinated, it is important that newcomers do not disturb visitors who are already inside.
For this reason, the entrance is filtered by the structural support of the roof, which is very tight and has an unusual geometry, thus cutting the space into small sections, each one creating a bubble of intimacy. In ancient abbeys, the dormitories and the refectories were generally placed around the cloister or a central space that distributed and organized the various rooms, designed for activities and for welcoming poor people and pilgrims. This model, as evidenced by the plan drawn by Fiocca in 1911, is ascribable to our case and following this pattern, the new common spaces (kitchen, dining area, restrooms) have been designed where the functional space for monastic life originally was, that is along the wall remains on the north side of the bell tower.
This solution makes the small block of common spaces discreet and barely visible, preserving the original charm of the rest of the structure unchanged.

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Cosa poteva provare l’uomo che nell’alto medioevo giungeva all’ingresso di un’abbazia?
Difficile ricostruire l’insieme di sensazioni e suggestioni nel trovarsi al cospetto della rappresentazione della Chiesa di Dio, con il timore più che il rispetto, per l’autorità del magnifico e allo stesso modo il calore della salvezza, per avere trovato sicura accoglienza al termine da un viaggio così duro che le nostre consuetudini moderne ci impediscono anche di immaginare. Certo, sappiamo storicamente che in un periodo di generale difficoltà, con città spopolate e insicure, l’uomo era estremamente vulnerabile, e i monasteri e le abbazie rappresentavano luoghi sicuri, dalla grande funzione sociale, oltre che centri economici e culturali, ben oltre quindi il loro aspetto religioso. Ma è innegabile che il senso mistico che ancora oggi è vivo in noi moderni allo scorgere costruzioni di questo tipo sia stato più che amplificato nell’uomo del XII secolo.
Scenario
I resti dell’antica Abbazia di Santa Maria del Piano, come sono giunti a noi, sono il risultato di un processo di sostanziale ricostruzione risalente agli anni Cinquanta del secolo scorso, con il solo campanile vicino al manufatto originario, per quanto quest’ultimo legato funzionalmente più al Convento che alla Chiesa stessa. Il campanile, come sovente accadeva utilizzato in caso di necessità anche per guardia e difesa, era per questo motivo dall’ingresso difficoltoso e accessibile a partire dai soli livelli superiori. L’alternarsi di lunghi periodi di abbandono, succedutisi ad un precoce dismissione delle funzioni conventuali, ha consegnato un edificio che già ai primi del Novecento era ampiamente compromesso e che, per nulla salvaguardato o protetto, ha perso negli ultimi cento anni gran parte del suo edificato originario. All’attualità del complesso originario resta poco: il Campanile, il perimetro murario della Chiesa, un’aula adiacente con colonne in mattoni e un relitto murario isolato sul retro del campanile. Non sono presenti coperture se non quella del campanile, lesionata nell’angolo ad est.
Idea di progetto
Il progetto da un lato cerca di mantenere tutto il fascino del relitto, dal momento dell’ingresso nel piccolo bosco fino alla scoperta dell’architettura; dall’altro interviene all’interno con elementi alieni e imprevedibili. L’idea ricerca una soluzione che rinnovi il senso di meraviglia e di stupore del “pellegrino” moderno, lo induca alla percezione di trovarsi in un luogo speciale. La collocazione in un ambito naturalistico eccellente rende ancor più suggestivo il progressivo avvicinarsi alla meta. Per questo la scelta, indipendentemente dalla nuova funzione di centro di meditazione, è di cristallizzare l’attuale condizione costruttiva, aggiungendo elementi poco percepibili dall’esterno.
Scelte di realizzazione
Il luogo perfetto per fare meditazione deve essere privo di distrazioni. L’ambiente ideale, quindi, ha caratteristiche austere così da contenere pochi elementi: un tappetino e un cuscino da posizionare sul pavimento. Alcune sedute impilabili consentono altre semplici configurazioni, in particolare per azioni teatrali, concerti, esposizioni, performance o altro. La totale assenza di colorazioni, se non quelle dei materiali naturali legati al paesaggio, conferiscono tranquillità ed hanno un influsso distensivo. L’obiettivo è di creare in uno spazio in cui l’animo possa essere aperto agli spazi del pensiero ed anche della preghiera, per quanto qui si incontreranno persone di fedi diverse e per questa ragione non è presente nessun simbolo riconoscibile. Una parte della costruzione è lasciata priva di copertura per una meditazione confinata dalla sola parete perimetrale ed aperta verso il cielo. Poiché l’accesso è libero e non necessariamente coordinato è importante che chi entra non disturbi chi è già all’interno. Per questo motivo l’accesso è filtrato dalla struttura di sostegno della copertura, molto serrata e dalla geometria inconsueta, che ritaglia piccoli settori ognuno dei quali crea una bolla di intimità. Nelle antiche Abbazie generalmente i dormitori e il refettorio erano collocati attorno ai chiostri o attorno ad uno spazio centrale che distribuiva ed organizzava i vari ambienti, adibito alle attività e all’accoglienza dei poveri e dei pellegrini.
Tale modello è riconducibile al nostro caso, come emerge dal confronto con la planimetria rilevata dal Fiocca nel 1911, e seguendo questa traccia i nuovi spazi comuni (cucina, zona pranzo, servizi igienici) sono stati collocati in quello che originariamente era lo spazio funzionale alla vita conventuale, in corrispondenza del relitto di muratura sul lato nord del campanile. Ciò rende il piccolo blocco dei servizi defilato e poco visibile rispetto al resto della costruzione, mantenendone inalterato il fascino.