01_Fashion Gallery
The project defines a space estranging from an imaginary atmosphere by shapes created from the tranformation of unusual and impalpable geometries.The introduction to the fashion event is made through an emotional discard.
The images evoked are not immediately referable to common experience and, within the flow bringing us from a dominion over actions to another one, the scene interferes in the actions of the visitor since its first appearance. This is where and when the involvement is expected: in the very moment of cognition of the surrounding space.
The images are neither optical/holographic simulations nor volumetrical tridimensional projections (that is something lying outside a moderate cost temporary dressing programme), but they are associated with sounds – a ‘sound scene’ cyclically reproduces – which allude to something else and do not represent well defined or directly accessible elements. The space creates a process of detachment from a reality lived instead of another one, even if tightly held within the short time of the way through the gallery itself. A reality which is exclusive and ‘closed’ for every observer.
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The soft black coloured moquette detaches the bright orange gum carpet from the existing floor and marks the regular perimeter of the gallery, which is delimited by modular panels vertically assembled.
The printing – divided into sectors – featuring the original drawing ‘holo III’ by HOV (computer generated) is bound to a rigid support and it is made of non-reflecting plasticized paper. The various sectors complete the image making it as a whole. A black plastic fabric, streched between the two longitudinal sides, forms the upper screen. Dotted with opaque policarbonate discs – corresponding to as many holes in the fabric – it allows the room light to spread. An equipment of projectors set above the discs will provide the light source.
The delimitation of the way to step in the two versions (strings and spheres) is pointed out by plastic material rejection strings (cut and strained by heat) and blown up seats, respectively.
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Il progetto definisce uno spazio estraniante dall’atmosfera immaginaria con forme generate da trasformazioni di geometrie inconsuete ed impalpabili. L’introduzione all’evento della moda attraverso uno scarto emotivo.
Le immagini evocate non sono immediatamente riconducibili all’esperienza consueta e nella “corrente” che da un dominio di azioni ci porta ad un altro la scena interferisce nell’azione del visitatore sin dal momento dell’esordio. Qui che si attende il coinvolgimento: al momento esatto della cognizione dell’ambiente.
Non sono simulazioni ottico/olografiche o proiezioni tridimensionali volumetriche (ciò esula da un programma d’allestimento temporaneo dai costi contenuti) ma di immagini associate a suoni – una “scena sonora” a riproduzione ciclica - che alludono ad altro e non rappresentando elementi definiti o direttamente accessibili. Lo spazio instaura un processo di distacco dalla realtà vissuta per un’altra, pur se stretta nel tempo della percorrenza, esclusiva e “chiusa” per ogni osservatore.
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La moquette morbida dal colore nero assoluto distacca il tappeto in gomma arancio vivo dalla pavimentazione esistente e delimita il perimetro regolare della galleria, quest’ultimo definito da pannelli componibili accostati a tutta altezza.
La stampa - suddivisa in settori - raffigurante il disegno originale “olo III” di HOV (computer generated) è vincolata ad un supporto rigido e realizzata in carta plastificata antiriflesso. I diversi settori completano l’immagine rendendola unitaria. Un tessuto plastico nero, teso tra i due lati longitudinali, costituisce lo schermo superiore. Punteggiato da dischi di policarbonato opaco – corrispondenti ad altrettanti fori del tessuto - permette la diffusione della luce ambiente. Un equipaggiamento di proiettori posti sopra i dischi diffusori fornirà la sorgente. La delimitazione del percorso è evidenziata nelle due versioni (stringhe e sfere) rispettivamente da nastri di scarto di lavorazione di materiale plastico (tagliato e deformato al calore) o da sedute gonfiabili.